26/12/1984 Mercoledì
Quattro begli asinelli si mangiano bucce d’arancia e ci seguono. Si risale in auto dopo una specie di colazione raffazzonata qua e là. Le ghirbe di capra piene d’acqua sono un sol blocco di ghiaccio. E poi si parte per Tam.
Quasi arrivati, sosta ad un bel lago (la guelta di Afilal) nascosto fra le rocce laviche, purtroppo deturpate da graffiti di idioti, anche svedesi.
Di nuovo via di corsa matta (Ginetta: aiuto! L’acqua, la ghirba, la giacca, il berretto, il fazzolettino….!) ed eccoci al campeggio, dove si allestisce un lauto pranzo: formaggio, pane, datteri secchi, arance. Ma poi ci beviamo anche un caffè al bar.
Il nostro speedy-Mohamed ha perso la ruota di scorta da sotto l’auto. Pare manchi anche la benzina e che il giro si debba accorciare. Ma invece verso le 3 c’è una grande agitazione fuori dal camping: è arrivata un’auto carica di benzina e si dà il via all’operazione-travaso, con tubi di gomma, come se fosse vino: naturalmente se ne spreca anche un po’.
Intanto i tuareg non impegnati nell’operazione si fanno il tè e se lo bevono, così, tra la benzina.
Alle 15,30 si parte per Tamenkrest (si credeva) e invece speedy-Mohamed ci organizza un’avventura personale nell’avventura di gruppo. Infatti parte a tutta birra, superiamo tutti in breve tempo (ci vorranno 2 ore, dice lui, per arrivare alla meta) e si spalancano le porte del vuoto umano: ci siamo solo più noi, con l’uccellaccio (Ginetta) che ne prevede di tutti i colori: e se gli altri si fermassero prima? E se ci capitasse qualcosa? E se non ci trovassimo?
Troviamo vicino a un pozzo vuoto un gruppetto di tuareg, a cui Mohamed dice di avvisare quelli che arriveranno dopo che noi siamo avanti.
E intanto il paesaggio cambia e si fa sempre più bello e più desertico, non è ancora sabbia fine, ma ce n’è già molta per terra. Noi andiamo a tutto spiano. Troviamo poi un altro gruppo su questa strada, che non è nazionale, ma “fatta dai contrabbandieri” (sic), e lì chiede se è già passata qualche Toyota (ma come è possibile, se la strada è una sola?). Alle 5,30 ci fermiamo e aspettiamo: il paesaggio è molto bello, lunare, e a un certo punto Mohamed, improvvisatosi piccola vedetta lombarda, appollaiato su rocce varie, decide di ritornare, considerato che non c’è nessuno in vista. Andiamo contro il sole basso, e decido di prestargli gli occhiali da sole perché non ci scaraventi da qualche parte e lui prima non li vorrebbe perché sono da donna, poi li mette ma dice che sono troppo scuri e non si vede niente, poi per illuminarsi accende i fari e poi, quand’è buio, si trova talmente bene che non se li leva più. Intanto da quelli del pozzo sappiamo che non è passato nessuno.
E’ buio e finalmente vediamo dei fari venirci incontro, ma non sono loro. E poi altri, e questi sì. Ci precedono a folle velocità, ripercorriamo un sacco di km., finalmente arriviamo al campo, dove tutti ci accolgono a braccia aperte (non per altro, ma abbiamo la cassa cucina e i viveri….). Sono le 7 e ci accingiamo a preparare la cena: spaghetti col sugo (quasi schifosi), formaggi, datteri e arance: ma è tutto così buono! Siamo così affamati! Si beve grappa, che poi scompare.
Andiamo a dormire sotto la tenda e fa freddino a Tamenkrest. Ci sono un sacco di stelle.
(foto di Alfio Cioffi)
..............continua.............
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