20-12-2007
"Scendendo verso sud, l'atmosfera muta. Diminuisce nelle case la ricerca estetica, la decorazione quasi esasperata. Piccoli mattoni diversamente accostati sono il più frequente motivo decorativo.
Taiz è quasi severa, nelle sue costruzioni di pietra aggrappate alla montagna, che incombe su di essa.
Ma le forti tinte degli abiti femminili, la presenza di donne col viso scoperto e cariche di gioielli, la festosità dei mercati, contribuiscono a dare una nota di colore particolare.
Nei mercati, in una ressa indescrivibile, si vende proprio di tutto: spezie, cereali, pane, dolci al miele, stoffe, capre, mucche, incenso, galline, cavallette abbrustolite. Le armi, di tutti i tipi, si trovano invece nei mercati a nord del paese.
Circola anche una discreta ricchezza, dovuta alla produzione e al commercio del qat, divenuto purtroppo il vero motore dell'economia del paese e la cui coltivazione ha quasi soppiantato le altre, cotone, canna da zucchero, caffè. E' passato infatti il tempo in cui questa terra forniva la più pregiata qualità di caffè. A Mokha nulla più esiste di quel tempo glorioso. Del celebre porto sono rimasti pochi edifici. L'altro porto, Hodeida, è destinato alle importazioni.
La pesca è ancora praticata, anche con mezzi e metodi rudimentali, che costringono ad astute lotte con i veloci gabbiani, ma del fervore commerciale di un tempo si è perso il ricordo.
Non si sono invece perse le tracce del periodo in cui gli Etiopi dominarono in questa regione, il Tihama. Tracce riscontrabili nei volti della gente della costa e nei villaggi, di tipico stampo africano, disseminati lungo l'arida regione, a nord e nord-est di Hodeida, che percorriamo lungo disagevoli piste per recuperare la strada che dal mare, inerpicandosi per le montagne, sale all'altopiano centrale, verso la capitale."
(foto di Alfio Cioffi)
Vedi la quarta parte dell'audiovisivo:
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