Sveglia. L'Akakus ci attende.
Noi siamo pronti, le auto come al solito non ancora.
Ci avviciniamo all'ingresso dell'Acacus: una enorme duna, ripidissima, delimitata ai lati da bastioni rocciosi inaccessibili.
Ci si ferma: i tuareg valutano le condizioni della sabbia, che può essere più o meno compatta a seconda dell'umidità della notte. Noi invece, esterrefatti di fronte a tanta selvaggia e grandiosa bellezza, guardiamo senza fiato lo spettacolo che ci affascina e ci intimorisce ad un tempo. Sappiamo che non si potrà più tornare indietro, la duna è troppo ripida per essere risalita.
Il silenzio è grande, nessuno parla più, si sente soltanto il sangue pulsare nelle vene.
E' il Sahara che sta entrando dentro di noi, sta catturando tutti i nostri sensi, ci fa paura, ma ci attira ineluttabilmente con la sua magia.
Senza retorica. Senza parole.
D'ora in poi parleranno soltanto più le immagini.
Il silenzio è grande, nessuno parla più, si sente soltanto il sangue pulsare nelle vene.
E' il Sahara che sta entrando dentro di noi, sta catturando tutti i nostri sensi, ci fa paura, ma ci attira ineluttabilmente con la sua magia.
Senza retorica. Senza parole.
D'ora in poi parleranno soltanto più le immagini.
(foto di Alfio Cioffi)