3 Opel nel Sahara - 1 - Da Tunisi a Illizi

30-06-2008


Già il titolo di questo viaggio, "3 Opel nel Sahara", ne rappresenta una delle peculiarità principali. Lo scopo è di attraversare il Sahara, da nord a sud, da Tunisi al Niger, per poi arrivare fino a Ouagadougou, nel Burkina Faso, utilizzando tre normalissime auto da turismo, che avevano già percorso nella loro vita un centinaio di migliaia di chilometri, e che un nostro amico, concessionario della Opel, ci avrebbe regalato. Sarebbero state revisionate e rimesse perfettamente in ordine dagli abilissimi meccanici, che con i loro preziosi consigli ci avrebbero aiutato non poco a superare i piccoli e grandi intoppi che si sarebbero presentati nel corso del viaggio.

Per stabilire l'itinerario ci siamo documentati sulla dettagliatissima, straordinaria guida "Sahara - guida al deserto", edizione
italiana della "Guide du Sahara", Librairie Hachette.

Per l'equipaggiamento ci siamo affidati alle nostre precedenti esperienze nel deserto e alla nostra inventiva . Per dormire abbiamo fissato sul tetto delle auto, su quattro portasci, un asse dalle dimensioni sufficienti per fungere da letto a due piazze di notte, e da riparo contro il sole cocente durante la marcia. Abbiamo attrezzato le auto con attacchi vari, per fissare le gomme di ricambio, le taniche di benzina, di acqua, le riserve di cibo, le strisce di tartan che ci sarebbero servite per uscire dagli insabbiamenti e, preziosissime, le ghirbe da appendere
all'esterno delle auto, in modo da avere sempre a disposizione acqua fresca.

Abbiamo persino modificato tre tendine, sostituendo il telo con una zanzariera, in modo da essere riparati dall'attacco dell'anofele, che dal Niger in poi è un flagello.



Le nostre "suites"


E poi ci siamo affidati al nostro desiderio di avventura e alla nostra buona stella: tre amici, Alfio, Bruno G. e Bruno M., con le compagne, Mara, Agnese e Renza, a formare un equipaggio affiatato e determinato a trovare, laggiù, cose difficili da descrivere ma che, tuttavia, abbiamo trovato.




Martedì, 15 luglio 1986


E' la nostra prima notte nel Sahara, anche se sono già trascorsi 6 giorni dalla nostra partenza a Genova.

Intorno, l'indefinibile brusio del deserto silenzioso. Dopo i 50° all'ombra del giorno, ai 30° di adesso quasi abbiamo freddo: abbiamo messo all'aria le taniche dell'acqua per averla fresca domani mattina, ci siamo arrampicati sui nostri letti, ma stentiamo a prendere sonno, perchè è domani che davvero comincia l'avventura. 



Sosta a In Amenas

 

Ripensiamo ai preparativi, alle serate trascorse a leggere carte, guide e manuali, a quando siamo andati a ritirare le auto da Ronfani, alle soluzioni trovate di concerto con i meccanici per le numerose difficoltà che abbiamo individuato in tempo......... ma chissà quante altre ci sorprenderanno lungo il percorso.   
Sul traghetto non vedevamo l'ora di arrivare, ma già a Tunisi la nostra fretta è stata ridimensionata dai tempi lunghi dei controlli doganali: 5 ore di attesa! D'altronde ci siamo adeguati senza fatica a questi ritmi, abbiamo ammirato il paesaggio al campeggio di Tozeur, passato un pomeriggio intero nella piscina comunale di Nefta - è là, tra l'altro, che si è presentato il primo guasto meccanico -, impiegato quasi due giorni per le varie formalità di ingresso in Algeria, contrattato a lungo la libertà di un piccolo fennek prigioniero a El Oued  e, rallentati anche da una tempesta di sabbia, siamo finalmente approdati ad In Amenas, dove ora ci troviamo in attesa di essere colti dal sonno.


Campeggio a Tozeur



Piscina di Nefta



Tempesta di sabbia



Torciere a Hassi Messaud


Il cielo rosso, rischiarato dalle torcere dei pozzi petroliferi, questa mattina ci ha accompagnato per un bel tratto lungo la strada per In Amenas, fino a quando la luce del giorno non ha preso il sopravvento.
Una giornata praticamente senza storia, quella di oggi, se pensiamo che dalle 4 del mattino alle 5 del pomeriggio abbiamo percorso 780 Km., in un paesaggio quasi sempre uguale: però che fatica, che caldo, e che sete!



Attraversando l'Erg Bouharet 



Una sosta nell'Erg Bourharet



Ma è domani che davvero comincia il viaggio: qualcuno, squadrando le nostre auto, ci ha detto categoricamente che noi a Djanet non arriveremo mai, altro che attraversare il Sahara! Qualcun'altro però ci ha incoraggiati, dicendo che guidando con estrema cautela avremmo potuto farcela.

A noi piace sentire quello che la gente ci dice, alle volte anche prendendoci bonariamente in giro, o facendo battute spiritose. Da ricordare quella di un ragazzo che, dopo aver ascoltato i nostri programmi e le nostre intenzioni, ci ha detto: "Vous n'êtes pas des touristes, vous êtes des "tous risques"!" Ascoltiamo tutti, da chiunque può arrivare un consiglio utile, anche se in realtà raramente capita, perchè intuiamo che il loro raccontare ha un che di leggendario e fantastico. Ma su questa gente sentiamo di poter contare, sulla loro generosità, sulla loro disponibilità. Sappiamo che i nostri mezzi meccanici non sono i più indicati per le piste sahariane ed abbiamo già anche messo in conto di dover abbandonarne qualcuno: in questo caso l'equipaggio sfortunato chiederà un passaggio a qualche camion o a qualche auto. Insomma, sui locali e sui camion in transito noi contiamo molto, non abbiamo la certezza nè la presunzione di riuscire a fare tutto da soli. Ed è perciò che quando ne incontriamo uno - non capita spesso, però - ci sentiamo rincuorati: il camion è per noi sinonimo di sicurezza, ad esso si
aggrapperanno le nostre speranze nei momenti più neri.


Camion a El Oued



Già, ma può anche capitare il contrario: siamo stati noi infatti che abbiamo soccorso un mezzo di "soccorso", sprovvisto del necessario per rimettere in sesto un enorme camion in panne.

Il Sahara è il regno dell'imprevedibile.










Mercoledì, 16 luglio
 1986



Partenza per Illizi. Per ora, tutto bene, e siamo euforici. Verso mezzogiorno, oppressi dal caldo, siamo nei pressi di El Adeb Larache: dovrebbe esserci una sorgente termale, magari riusciamo a farci anche un bagno. No, la piscina non c'è più, ma, custodito dalla Sonatrac, c'è un pozzo: l'acqua è bollente, ma è acqua...... Per giunta quelli della Sonatrac ci offrono pacchetti di ghiaccio e acqua fresca. 



La base di El Adeb Larache


E' grazie a loro che affrontiamo ritemprati le 2 ore che ci separano da Illizi, l'ex Forte Polignac.

Qui passiamo un intero pomeriggio  per le formalità doganali, che ci sorprendono per la loro frequenza (è già la terza volta da
quando siamo entrati in Algeria). E che paura, visto che avevamo imboscato dei soldi per cambiarli al nero ed avevamo le intercapedini delle auto zeppe di cartoni di vino, proibitissimo nei paesi islamici! Ma tutto finisce fortunatamente a tarallucci e.....the, visto che i doganieri sono in definitiva molto comprensivi, si accontentano di vederci ossequienti e rispettosi della loro autorità, e la loro gentilezza e ospitalità giunge sino al punto di offrirci la cena e di inviare un soldato con una jeep a riempire d'acqua potabile tutte le nostre taniche! Già sin d'ora siamo sorpresi dalla generosità disinteressata degli algerini. E' forse la vita dura del deserto che crea una solidarietà a tutta prova.



Bouvette a Illizi



Distributore a Illizi

 

Dobbiamo attendere fino a mezzanotte perchè la pompa della benzina, al distributore, bloccata dal caldo del pomeriggio, entri in funzione. Riempiamo i serbatoi e tutte le "jerricanes" (come chiamano qui le taniche per la benzina) che abbiamo con noi, e ci concediamo quindi un sonno ristoratore, in previsione delle fatiche di domani.
 







(le foto di "3 Opel nel Sahara" sono di Bruno Gentile, Bruno Medico e Alfio Cioffi) 


............................. continua...........................